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Il papillomavirus umano (HPV, dall’inglese Human Papilloma Virus) è un virus con genoma a DNA che parassita le cellule dell’epidermide e delle mucose. I ceppi di papillomavirus umano, oltre un centinaio in totale, possono venire suddivisi, sulla base delle possibili conseguenze cliniche dell’infezione, in HPV a basso rischio, i quali attaccano la cute non provocando ulteriori danni (ad esempio i ceppi 6, 11, 42, 43, 44,) e HPV ad alto rischio, i quali attaccano le mucose (ad esempio i ceppi 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68) e possono causare tumori benigni, come il condiloma genitale, o maligni, come il carcinoma al collo dell’utero, al cavo orale, all’ano, all’esofago, alla laringe.
Degli HPV ad alto rischio, i ceppi (o genotipi) 16 e 18 sono quelli più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale, essendo responsabili rispettivamente di circa il 60% e il 10% di tutti i tumori cervicali. Altri tipi ad alto rischio sono associati a tumori cervicali, ma con minore frequenza, mentre gli HPV a basso rischio (quelli cioè non legati a forme tumorali gravi) possono comunque provocare condilomi anogenitali in entrambi i sessi.
Quanto è comune l’HPV?
Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita; fortunatamente, la grande maggioranza di queste infezioni è asintomatica e destinata a scomparire spontaneamente nel corso di pochi mesi grazie al solo sforzo del proprio sistema immunitario. Se però il virus non viene efficacemente rimosso dalle nostre difese, l’infezione persistente può degenerare col trascorrere degli anni in lesioni precancerose, fino all’insorgenza del carcinoma cervicale anche dopo 20-30 anni dall’infezione.
Come si contrae l’HPV?
I tipi di HPV genitali, quelli cioè che possono causare condilomi, displasie o tumori cervicali, si trasmettono da persona a persona quasi esclusivamente tramite i rapporti intimi pelle contro pelle.
Il preservativo, non coprendo interamente la regione genitale possibile sede del virus, non offre una protezione totale dalla infezione. Se certamente i rapporti con più di un partner aumentano il rischio di contrarre l’HPV, è importante sapere che Il virus può rimanere latente nel nostro corpo per mesi o anni, senza dare alcun sintomo, senza poter essere trasmesso né rivelato dai test diagnostici. Tuttavia, l’infezione può “riaffacciarsi”, per esempio in momenti di debolezza delle difese immunitarie; è quindi molto difficile determinare esattamente quando o da chi si è contratto il virus HPV.
Come si cura l’HPV?
Ad oggi l’infezione da HPV, come quella di molti altri agenti virali, non è curabile; per questo motivo il metodo più efficace per evitare complicanze è la diagnosi precoce e il trattamento delle cellule anomale prima che queste diventino tumorali. Per esempio, i condilomi possono essere trattati con farmaci o trattamento laser. Le cellule precancerose della cervice possono essere rimosse mediante procedure chirurgiche; quando si è già sviluppato un cancro cervicale invasivo, si deve invece generalmente ricorrere all’isterectomia e alla chemioterapia.
Come si diagnostica il carcinoma al collo dell’utero?
Fino a pochi anni fa, il primo test da eseguire per l’esclusione del carcinoma cervicale era il Pap Test, ossia l’esame citologico (“striscio”) su vetrino, o il Thin-prep, ossia l’esame citologico in fase liquida. Quando il Pap test segnala lesioni gravi, si procede con la colposcopia, ossia un esame visivo approfondito del collo dell’utero, corredato da una eventuale biopsia.
Le più recenti linee guida europee (settembre 2015) però suggeriscono e il Piano Nazionale di Prevenzione italiano (2014-2018) recepisce che entro il 2019 andasse fatta la conversione dal PAP Test al test per la genotipizzazione HPV come prima indagine da eseguire sulle donne sopra i 30-35 anni; sotto i 30 anni le donne hanno una più elevata probabilità di contrarre l’HPV, ma è raro che le donne appartenenti a questa fascia d’età sviluppino il tumore cervicale. Quando si superano i 30 anni di età, al contrario, le infezioni da HPV diventano più rare, ma di contro se il virus è stato contratto aumenta il rischio che si generino cellule precancerose.
Il PAP test rimane dunque il primo test nelle donne più giovani, ed è un saggio indiretto dell’infezione da HPV, perchè consente di identificare le lesioni cellulari precancerose e di intervenire prima che esse evolvano in carcinoma.
Il test genetico per la rilevazione del DNA-HPV e l’eventuale genotipizzazione dei ceppi ad alto rischio oncogenetico è invece un saggio diretto che ricerca il patogeno nelle cellule epiteliali, e presenta i seguenti vantaggi operativi:
• Identificazione delle donne a rischio di sviluppare carcinoma della cervice uterina: la presenza di ceppi HPV ad alto rischio in donne di età superiore ai 30 anni indica la probabilità di infezioni persistenti a rischio di sviluppo di lesioni.
• Risoluzione dei casi incerti: in caso di test citologico con risultato incerto, il test genetico consente di distinguere le pazienti da inviare ad ulteriori accertamenti (HPV positivo) da quello che possono essere reinserite nel normale programma di screening (HPV negativo).
• Diagnosi più precoce: il test per la rilevazione del DNA di HPV è in grado di segnalare la presenza del virus prima della comparsa di manifestazioni cliniche del tumore.
• Identificazione della zona di lesione in uomini portatori di HPV. Gli uomini solitamente sono solo dei portatori sani di virus HPV, ma è difficile comprendere dove la lesione sia presente. E’ possibile identificare HPV nelle zone esterne, oppure nel canale uretrale ed infine nel liquido seminale. In questi casi è consigliabile eseguire il prelievo nella zona di infezione, se ci sono indicazioni, oppure in tutte e tre le zone, dove non ci siano indicazioni.