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Da tempo gli esperti delle patologie correlate al glutine si erano accorti dell’esistenza di una condizione di sensibilità al glutine diversa sia dalla celiachia che dalla allergia al grano, che sono invece conosciute da decenni e per le quali esistono protocolli diagnostici universalmente riconosciuti; tali pazienti spesso venivano considerati affetti da sindrome dell’intestino irritabile, o con problematiche di tipo psicologico ed ansioso–depressivo, o ancora soggetti a rischio di sviluppare la celiachia.
Soltanto dal 2011 si parla di non celiac gluten sensitivity (NCGS), che in italiano si può tradurre come ipersensibilità al glutine non celiaca.
La sintomatologia tipica della gluten sensitivity prevede una combinazione dei sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, che sono dolore addominale, nausea, vomito, flatulenza, diarrea o stipsi, insieme a sintomi extraintestinali, quali cefalea, annebbiamento mentale, dolore muscolare e articolare, senso di stanchezza cronica, perdita di peso corporeo, anemia, rash cutanei.
La prevalenza della malattia è notevole, fino al 6% della popolazione, contro l’1% della celiachia; si manifesta in età adolescenziale o adulta, mentre è assai rara nei bambini.
La diagnosi.
La diagnosi della gluten sensitivity è al momento una diagnosi di esclusione. Vanno escluse l’allergia al grano, attraverso la negatività dei test immunologici (anticorpi di classe IgE diretti verso il grano e PRICK test), e la celiachia, attraverso la negatività per la sierologia tipica della celiachia (anticorpi antiendomisio ed antitransglutaminasi tissutale) e una biopsia intestinale normale o con alterazioni minime.
Escluse allergia al grano e celiachia, può essere utile la ricerca degli anticorpi del tipo IgG anti gliadina (IgG AGA), i quali si trovano in circa la metà dei pazienti con ipersensibilità al glutine; tuttavia, tali anticorpi non sono specifici, in quanto si osservano anche in altre condizioni.
Sul piano genetico si può ricercare una positività per HLA-DQ2 e/o DQ8, presente nel 50% dei pazienti gluten sensitive; tuttavia, tale positività si osserva nel 20-30% della popolazione generale.
Per confermare infine il sospetto di gluten sensitivity, alcuni esperti propongono di ingerire il glutine dopo tre settimane di dieta priva di glutine, ed osservare se nelle ore o giorni successivi ricompaiano i sintomi della malattia.
La cura.
La gluten sensibility può essere una situazione transitoria che potrebbe risolversi dopo un periodo di alimentazione senza glutine di almeno un anno. A quel punto si può provare a reintrodurre gradualmente cibi contenenti glutine e, se non si ripresentano i sintomi, adottare una dieta normale.